34. ECCO L’UOMO!
I. Pilato, nel vedere il Redentore ridotto in uno stato compassionevole, pensò che la sola visione di lui avrebbe impietosito i Giudei. Perciò lo condusse sulla loggia e lo mostrò al popolo insanguinato e coperto di piaghe, dicendo: “Ecco l’uomo” (cf, Gv 19,4-5). Egli voleva dire: “Ecco l’uomo che voi avete accusato e che pretendeva di farsi re. Io l’ho condannato ai flagelli, benché innocente, per piacere a voi […]
E’ ridotto in tale stato che sembra scorticato e in fin di vita. Se, con tutto ciò, voi pretendete che io lo condanni a morte, vi dico che non posso farlo, perché non trovo ragione di condannarlo”.
Ma i Giudei, alla vista di Gesù così sfigurato, infieriscono ancora: Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: Crocifiggilo! Crocifiggilo! (Gv 19,6). Pilato, vedendo che non si calmavano, si lavò le mani alla vista del popolo, dicendo: Non sono responsabile di questo sangue: vedetevela voi. E tutto il popolo rispose: Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli (Mt 27,24-25). […]
Mentre Pilato dalla loggia mostrava Gesù al popolo, anche l’eterno Padre dal cielo presentava a noi il suo diletto Figlio dicendo: “Quest’uomo è il mio unico Figlio, che amo come me stesso: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto (Mt 17,5). Ecco l’uomo, vostro Salvatore, da me promesso e da voi tanto aspettato. Ecco l’uomo più nobile di tutti, diventato l’uomo dei dolori. Vedete in che stato compassionevole s’è ridotto per l’amore che vi ha portato e per farsi amare da voi! Guardatelo e amatelo; e se non vi commuovono le sue eccelse qualità, almeno vi inducano ad amarlo i dolori e le ignominie che egli soffre per voi”.
Mio Dio e Padre del mio Redentore, io amo il tuo Figlio, che patisce per amor mio, e te, che l’hai abbandonato alla prova per amor mio. Deh, non guardare i miei peccati, con i quali tante volte ho offeso te e il Figlio tuo. Guarda il volto del tuo consacrato (Sal 83,10): guarda il tuo Unigenito, coperto di piaghe e di obbrobri per pagare i miei delitti e, per i suoi meriti, perdonami e non permettere che io ti offenda più.
Il suo sangue ricada sopra di noi. Il sangue di questo uomo a te caro, che ti prega per noi e ti domanda pietà, scenda sulla nostre anime e ci ottenga la tua grazia. […]
II. L’uomo più bello di tutti gli uomini, più grande di tutti i monarchi, più amabile di tutti gli sposi, si mostra pieno di piaghe e di disprezzi! Tu sei per me uno sposo di sangue (Es 4,25): per mezzo del suo sangue e della sua morte ha sposato le nostre anime. Egli è un re di dolore e di amore, perché ha voluto guadagnarsi il nostro affetto a forza di tormenti. […]
I Giudei continuavano a gridare verso il governatore: Via, via, crocifiggilo! Pilato disse loro: Metterò in croce il vostro re? Ed essi risposero: Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare (Gv 19,15). Gli uomini di mondo, attaccati alle ricchezze, agli onori e ai piaceri della terra, rifiutano Gesù Cristo come loro re, perché Gesù sulla terra fu re solo di miserie, di ignominie e di dolori. Se essi lo rifiutano, noi invece lo eleggiamo come nostro unico re e dichiariamo che “non abbiamo altro re all’infuori di Gesù”. Il nostro amabile Salvatore è e deve sempre essere l’unico nostro Signore.
Gesù, tu sei il vero re delle anime nostre, che hai create e redente. Venga il tuo regno: domina, regna sempre nei nostri poveri cuori, affinché ti servano sempre e ti obbediscano. Gli altri servano pure i re della terra con la speranza dei beni di questo mondo; noi vogliamo servire solo te, nostro re afflitto e disprezzato, con la sola speranza di fare la tua volontà, senza consolazioni terrene. D’ora in poi ci saranno cari i dolori e gli obbrobri, giacché tu ne hai sofferti tanti per amore nostro. Concedici la grazia di esserti fedeli, donandoci il tuo amore.
Madre mia Maria, intercedi per noi. Amen. (Amore delle Anime, X,1-4)