Redentoristi Mondo Madagascar 2013

Redentoristi di Madagascar
2013 – La mia Settimana Santa con gli abbandonati.

______________


Redentoristi di Madagascar
2013La mia Settimana Santa con gli abbandonati
d
i P. Lorenzo Gasparro C.Ss.R.

Torno da una splendida esperienza umana e di fede: la celebrazione della Settimana Santa e della Pasqua nella missione di Vondrozo, aperta cinque anni fa dai missionari Redentoristi nel sud-est dell’Isola Rossa.

Il territorio della missione è sconfinato: gran parte delle chiese sono raggiungibili solo a piedi, alcune a circa 80 km di distanza. Vi lavorano p. Bary e p. Germain, due confratelli sacerdoti, ed Elisé e Albert, due seminaristi. Solo una minima parte (grosso modo il 5%) dei residenti di Vondrozo, ha sentito parlare di Gesù e del Vangelo. Tutti gli; altri sono ancora in attesa della Buona Novella. – Incredibile ma vero: nel 2013 ci sono ancora tanti villaggi. tante persone che vivono nell’era avanti Cristo, in attesa che la luce della Verità li illumini!

La nostra comunità redentorista è piccola, semplice ma molto fraterna. Durante tutta la giornata è un viavai di persone: gente proveniente dai villaggi lontani alle prese con problemi di salute, di scuola, con i bisogni più disparati che comporta la povertà. Tutti si recano dai mompera (i padri) per chiedere un aiuto, una soluzione, una parola… che puntualmente viene offerta. Il dispensario della missione è ogni mattina la meta di tanti malati, alcuni giunti a piedi da decine di chilometri alla ricerca di un medicinale che non possono comprare perché troppo caro.

La missione è il cuore del villaggio, un cuore pulsante, l’icona di come l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono monchi l’uno senza l’altro . La missione è anche un miscuglio di situazioni che fanno risplendere la bellezza dell’essenzialità. Non c’è acqua corrente. L’energia elettrica è razionata per 5 ore al giorno.
E, poi, ci sono strade accidentate, piogge torrenziali, una natura dal verde che ti esplode davanti agli occhi, un cielo incredibilmente stellato. E, ancora, sciami di bambini ad ogni angolo di strada, un aquilone fabbricato a mano, un pallone di buste di plastica arrotolate, un cerchione di bicicletta da spingere con un legnetto: basta poco per divertirsi e sghignazzare spensieratamente. La gioia, quella vera, si compra con poco. Anzi, è una prerogativa della semplicità. Un cuore pieno di cose non potrà mai veramente gioire: è quello che mi dico guardando lo spettacolo di questi bambini, così poveri ma così incredibilmente ricchi…

Arrivato il sabato prima delle Palme, dopo due giorni di viaggio, giungo durante la celebrazione della Giornata diocesana dei Giovani. C’è il vescovo mons. Benjamin , una persona veramente in gamba. E ci sono circa 400 giovani , la gran parte arrivata a piedi, con una saccoccia sulle spalle, da 30 o 50 chilometri e anche più. Sono meravigliato nel vedere ragazzini di 8-10 anni d’età venuti a piedi da così lontano. Tutto gronda di gioia, preghiera, semplicità.
L’ultima serata è una grande veglia di preghiera fino al mattino. La messa di chiusura inizia alle 8.30 e non termina prima delle 13.00 in un tripudio di canti. Per esser felici , a questi giovani basta un piatto di riso e una stuoia su cui stendersi. La gioia vera è una dimensione del cuore semplice, che gli avvenimenti esterni non fanno che accendere…

Per l’occasione sono arrivati anche tutti i catechisti del distretto missionario (quelli, cioè, che animano le comunità cristiane nei vari villaggi) per ricevere tre giorni di formazione sulla Bibbia. A dire il vero solo qualcuno di loro ne possiede una copia. Alcuni non sanno neanche leggere e scrivere. La mia sorpresa è grande nel sapere che alcuni di loro non sono nemmeno battezzati. Non perché non lo vogliano, ma perché non hanno mai avuto occasione o tempo per seguire la formazione. Ma importa poco. Hanno tutti una gran sete di conoscere Gesù e la fede . Partono convinti di aver ricevuto molto, ma chi ha ricevuto più di loro sono proprio io.
La testimonianza dei loro sacrifici per guidare le comunità cristiane, in completata gratuità, mi ha insegnato molto di più. Si rinnova in me la domanda: ma come può un sacerdote starsene tranquillo se c’è tanta gente assetata di fede e di Parola di Dio?

Un altro momento significativo è stata la prima visita ad un villaggio non cristiano. Si tratta, cioè, del primo vero e proprio approccio di evangelizzazione. È una giornata piovosa, ma per l’occasione si è riunita tutta la gente, soprattutto gli anziani, e c’è anche lo mpanjaka (cioè, il re del villaggio). Il parroco del distretto, p. Bary, ha proposto loro di impiantare una piccola comunità cristiana, primo passo dell’annuncio del vangelo. L’incontro è una trama di scambi di opinione tra la nostra delegazione, gli anziani e il re del villaggio, che appare entusiasta per l’arrivo della fede cristiana, sebbene non sappia nemmeno in che cosa consista precisamente!
Poi, in un lungo discorso, lo stesso mpanjaka spiega che è loro desiderio iniziare una vera preghiera, per sottrarre il villaggio alle forze della tenebra!
Dico tra me e me che l’idea di S. Giustino sui semi del Verbo, quella fondamentale sete del Dio vivente presente nel cuore di ogni uomo, è qualcosa di estremamente vero. È un mistero come della gente ignara si apra improvvisamente al vangelo, con l’entusiasmo di chi vi anelava da tempo…

Ci sarebbero tanti altri momenti da raccontare: le celebrazioni, gli incontri, i battesimi, l’inaugurazione della prima chiesa (di Cristo Redentore) nel villaggio di Madiorano… Ma si rischia di sciuparli. Restano dei cari ricordi nel cuore che ravvivano la coscienza dell’attualità, anzi dell’urgenza del mandato di Gesù, che è anche il carisma dei Redentoristi: mi ha mandato a portare il Lieto Annuncio ai poveri.

Da “In cammino con San Gerardo, maggio 2013, pp. 36-37.

Madagascar 2013 – Missione di Vondroso – P. Lorenzo Gasparro insieme al confratello P. Bary e tanti bambini, felici dell’incontro con l’annuncio missionario. Anche gli adulti dimostrano grande interesse per il primo approccio alla fede.