2 aprile
Il miglior atto di carità è l’avere zelo per il bene spirituale del prossimo. Quanto lo spirito è più nobile del corpo, tanto più la carità che si fa alla anima del prossimo è a Dio più accetta che quella che si fa al corpo. (S. Alfonso in La Monaca Santa, parte II, cap. 1, par. 3a, Marietti 1929)
- Il P. Paolo Cafaro, avendo saputo che nelle vicinanze del collegio vi era un uomo ferito a morte, corse ad assistere quella povera anima, trascurando di prendere il mantello e il cappello. Anzi siccome le scarpe mal ridotte gli impedivano di camminare svelto se le tolse, posponendo l’ammirazione della gente al bene spirituale di quell’anima.
- E’ noto quanto S. Alfonso, da vescovo, si preoccupasse per impedire il peccato di scandalo in qualsiasi luogo della sua diocesi, tanto da non poter dormire, conoscendone qualche caso. Così aveva anche dato ordine di mandargli ogni giorno l’elenco dei malati gravi della città, per recarsi personalmente a prepararli ad una buona morte.
- Il P. Francesco Margotta fu tormentato fieramente spirito. S. Gerardo chiese una volta al Signore di soffrire quelle pene in vece del buon Padre, come confessò al Superiore, che meravigliato lo vide d’un tratto diventare pallido, triste ed abbattuto.
Da “Spigolature“, a cura di P. Pompeo Franciosa, 1987.
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