Bonassisa Pasquale redentorista

P. Pasquale Bonassisa (1733-1791). – Italia.

P. Pasquale Bonassisa (1733-1791).

Nacque l’ anno 1733 in Deliceto.
Quando morì a Materdomini il 1° Ottobre 1791, assistito dai Padri, e dall’ Arciprete Ceres,. si meritò il seguente elogio nei Registri Parrocchiali di Caposele di buono e santo religioso.
«Omni virtutum genere, ac pietate eximia ornatus, aetatis suae annorum 58, post largam infirmitatem ab ipso patienter toleratam, omnibus Eclesiae Sacramentis munitus, diem suum clausit extremumsubdie 1° Octobris 1791, sub assistentia Archipresbiteri L. Ceres, et Patrum C. SS. R. eiusque cadaver sequenti die, cum solemni funebri pomp tumulatum fuit in Ecclesia Sanctae Mariae Matris Domini, ejusque Congregationis.» 

– Da studente  lesse il Proficiscere anima cristiana, a S. Alfonso infermo nell’aprile 1756. (Lett: 242.) Il Santo esclamò: Oh che gioia del Paradiso!».

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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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Due passaggi della Biografia scritta da Théodule Rey-Mermet su S. Alfonso, Il Santo del secolo dei lumi (Città Nuova 1982)  che riguardano
P. Pasquale Bonassisa.

1. La confidenza fatta da S. Alfonso sulla causa persa. 

“A dì 29 agosto 1758 nella ricreazione, la sera, con occasione ch’erano il giorno antecedente 1 come compiti tanti anni che il Nostro Padre s’era dato a Dio, disse varie cose su questo soggetto… Difendeva il Nostro Padre d’avvocato il signor duca di Gravina in una lite di seicentomila ducati incirca, che verteva colla casa de’ duchi di Toscana. E perché l’affare era di tanta conseguenza, ci aveva studiato molto e molto tempo. Il punto stava in dichiarare se un feudo era nuovo o antico. Il Padre Nostro sosteneva ch’era vecchio e ci aveva fatto un lungo discorso, quando uno de’ giudici, forse il signor Magiocco, disse che si fosse letto il diploma della concessione, ove si trovò espressa la clausa “in novam”. E pure questa scrittura era stata varie volte letta dal Nostro Padre… Queste cose sono quasi nelli stessi termini state raccontate in questa sera, 29 agosto, dal Nostro Padre, ed io dopo mezz’ora mi posi a scriverle”.

Decretiamo senz’altro la “penna d’oro” al giovane P. Pasquale Bonassisa per questa confidenza colta al volo e fissata con cura. Il suo umile foglio, sottratto dopo quasi duecento anni al sonno degli archivi, farà giustizia di una lunga leggenda su un avvenimento chiave dell’avventura di Alfonso de Liguori. (Cap. 12, p.146).

2. Chi era il cliente di S. Alfonso nella causa persa. 

Fortunatamente negli anni Quaranta di questo secolo un felice ricercatore portò alla luce nell’archivio generale dei Redentoristi la nota presa a caldo dal P. Bonassisa la sera del 29 agosto 1758, che indicava il cliente di Alfonso: il duca di Gravina, allora Filippo Orsini. Dato che nel 1723 non erano stati certo molti i processi del duca di Gravina contro la Casa di Firenze, diventava possibile la speranza di risolvere l’enigma, anche se, non dimentichiamolo, i nomi degli avvocati non figuravano negli incartamenti del tempo. E infatti Raimondo Telleria nell’archivio di Stato di Napoli identificò il feudo in questione: Amatrice; e scoprì le precise rivendicazioni degli Orsini nei riguardi dei Medici. A sua volta, Oreste Gregorio, frugando nell’archivio di Stato di Firenze, ritrovò in tutta la sua ampiezza e nei minimi particolari quello che per il nostro avvocato era stato il processo della sua vita. (Cap. 12, p.147).

Nel gruppo di terracotta, che si trova a Palermo nella Casa redentorista, piace supporre il chierico studente Pasquale Bonassisa che nell’aprile 1756 legge il "Proficiscere anima cristiana" a S. Alfonso infermo; al che il Santo esclamò: "Oh che gioia del Paradiso!". (la citazione di P. Salvatore Schiavone probabilmente viene dalle storie scritte dal P. Landi)
Nel gruppo di terracotta, che si trova a Palermo nella Casa redentorista, piace supporre il chierico studente Pasquale Bonassisa che nell’aprile 1756 legge il “Proficiscere anima cristiana” a S. Alfonso infermo; al che il Santo esclamò: “Oh che gioia del Paradiso!”. (la citazione di P. Salvatore Schiavone probabilmente viene dalle storie scritte dal P. Landi)

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