P. Francesco Garzilli (1689-1786) – Italia.
P. Francesco Garzilli (1689-1786).
Quando fu ricevuto e condotto a Deliceto da S. Alfonso, aveva il Canonico Garzilli 55 anni di età: aveva studiato a Napoli nel collegio dei nobili, e vi si era distinto per dottrina e virtù.
Si diede poi tutto agli studi teologici, preoccupandosi molto per sapere se fosse meglio servirsi semplicemente del testo di S. Tommaso, o aiutarsi con i commentari.
Divenuto, giovane ancora, Canonico di Foggia, fu incaricato di dirigere una casa di convertite, fondata da Mons. Cavalieri, Vescovo di Troia, a cui apparteneva allora anche Foggia.
In grazia dello zelo e delle liberalità del Canonico, questo rifugio fiorì talmente, che, a malgrado dei suoi desideri di lasciare il mondo, gli fu messo a scrupolo di coscienza l’abbandonar l’ opera prima di averla completamente consolidata.
E finalmente nel mese di maggio 1745, sei mesi prima della Missione di Foggia, essendo egli venuto a fare gli esercizi a Deliceto per quietare i suoi scrupoli, dichiarò al P. Cafaro che si credeva chiamato ad entrare nella Congregazione.
Questi pensando che il Canonico con i suoi 55 anni e di delicata salute mal si abituerebbe al regime di Deliceto e alla vita di Missionario fu lì per lì del parere di non accettarlo, ma consultatone il Santo Fondatore, ne ebbe da lui in risposta questa specie di profezia:
«Il Canonico può entrar senza timore nel nostro Istituto: egli si rimetterà interamente in salute e sopravviverà a voi, benché siate ancora giovane. Voi morrete tra pochi anni e il Canonico Garzilli vivrà lungamente». Infatti il P. Cafaro morì a 46 anni, e il Canonico a novantasette. Fu dunque ammesso il Garzilli nel noviziato per un manifesto intervento di Dio.
Dopo aver dato sesto ai suoi affari e preso parte attiva alla missione di Foggia, il Canonico Garzilli andò pieno di felicità nella solitudine di Deliceto ad esercitarsi nella vita religiosa.
Il 23 agosto 1747 giunse a Caposele con Fratello Gaspare Corvino; e il giorno seguente col Superiore. P. Sportelli si portarono ad aprire la Casa di Materdomini.
Il nostro primo mobilio, scrive il P. Garzilli, furono tre pagliericci con poca biancheria quale appena potevamo cambiare. Avevamo un solo coltello ed una forchetta per mangiare; ma io mi ingegnai a farne altre due di legno e per più giorni i soli mantelli servirono per coprire i letti. Essendosi poi esposto il nostro bisogno alle Monache di Solofra, queste ci provvidero di tre coperte di lana bianca. Vollero per memoria le nostre forchette di legno, e ci mandarono delle posate di ferro.
Molte volte ci accadde di esser senza pane, e di mendicarne un tozzo, che per lo più era di granturco».
Quando S. Alfonso non poteva dir più messa perché vecchio e malato, il P. Garzilli, benché più vecchio ma più in salute, celebrava ogni giorno all’altare eretto vicino alla camera di S. Alfonso e gli faceva la comunione.
Il P. Garzilli nacque a Montoro nel 1689, sette anni prima di S. Alfonso; morì a Pagani il 10 novembre 1786, a 97 anni di età, e 42 di Congregazione.
S. Alfonso, al sentire che P. Garzilli aveva reso l’ anima a Dio, fece un atto di rassegnazione e recitò il De profundis con quelli che gli stavano attorno.
P. Garzilli, munito di una lettera dell’ Arcivescovo di Conza, insieme a Fratello Onofrio, questuò nel 1747 pei dintorni di Materdomini, e così il Superiore P. Sportelli poté ingrandire la fabbrica. Giunto nell’agosto 1748 a Muro Lucano, fece tale bella impressione a S. Gerardo, giovine allora di 22 anni, che questi si decise di entrare nella Congregazione come disse a Fratello Onofrio.
E quando poi S. Gerardo morì a Materdomini, la mattina del 16 ottobre 1755, il P. Garzilli gli cantò la Messa, e divenne il suo più fervente devoto e zelatore.
P. Garzilli, quando era canonico a Foggia, ospitò in sua casa S. Alfonso, e fu testimone oculare dell’estasi che ebbe nel mirare il S. Volto dell’Icona Vetere.
(Berthe, 125 a 133).
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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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