P. Francesco Pentimalli (1714-1761) – Italia.
P. Francesco Pentimalli (1714-1761)
Nacque a Sant’Eufemia d’Aspromonte in Diocesi di Mileto, Provincia di Reggio Calabria il 20 settembre 1714.
Era dotato di grande ingegno, dottore in legge, Missionario e Confessore reputatissimo.
Spinto dalla grazia, lascia tutto e risolve di farsi religioso. A 36 anni si imbarcò per Napoli con l’intento di cercare in questa città un direttore spirituale che gli facesse conoscere la volontà di Dio e l’Ordine Religioso del quale dovesse far parte.
Tre volte la burrasca o piuttosto il demonio l’obbligò a fermarsi per viaggio; e il Pentimalli si domandava se queste contrarietà non fossero un avviso del Signore di ritornarsene a casa e di lavorare per la salvezza dei Calabresi suoi compatriotti, più privi di soccorsi spirituali, che non i popoli delle altre provincie.
Un religioso da lui consultato, credé interpretare in questo senso le tempeste di mare; onde Francesco più agitato degli stessi flutti, prese la risoluzione di spingersi fino a Roma per acquistare l’ indulgenze del Giubileo, e poiché la nave si fermava qualche giorno a Napoli entrò in una Chiesa per pregar Maria SS. a venirgli in aiuto.
Era di sabato, il giorno dei grandi favori; e Francesco, dopo aver effuso il suo cuore in quello della Madre sua tornò al primo fine del suo viaggio, che era quello di consultar sulla sua vocazione qualche direttore sperimentato.
Si diresse anzitutto a parecchi religiosi di grande riputazione, ma li trovò tutti troppo occupati perché gli potessero dare ascolto.
Uno di essi, ispirato certamente dall’ Angelo Custode, gli disse: «Andate a consultare il Missionario Matteo Testa, ed egli vi metterà sulla buona via».
Matteo Testa, il grande amico di S. Alfonso, ascoltò amorevolmente il sacerdote calabrese, poi datagli una lettera: «Portate, gli disse, queste parole al Padre Alfonso dei Liguori, che con questa mia raccomandazione vi riceverà nel suo Istituto; Dio vi chiama colà».
Come se il Signore stesso gli avesse parlato, il 13 febbraio 1751 Francesco si diresse subito verso Ciorani, e fu ammesso nel Noviziato, dove tanto santo, quanto sapiente, divenne uno dei grandi missionari della Congregazione. Il 2 ottobre 1751 fece la sua professione religiosa nelle mani di S. Alfonso.
Mentre con altri Padri portavasi alle Missioni di Sicilia, fu colto in Sant’ Eufemia, sua patria, da una febbre maligna, e si vide tosto in agonia.
Quando gli fu annunziato che la sua morte era vicina: «Sia fatta la volontà di Dio! – esclamò – Son contento di morire in mezzo ai miei fratelli di religione ed ai miei parenti che credevo di non riveder più, e non temo la morte poiché non sono, grazie a Dio, legato a nulla quaggiù».
Richiese di esser sotterrato nella Chiesa dove aveva ricevuto il Battesimo, aggiungendo che se in avvenire la Congregazione fondasse una Casa in Calabria, avrebbe voluto che in questa fossero trasportate le sue ossa.
Ricevé quindi con devozione gli ultimi Sacramenti, e il 15 novembre 1761 rese l’ estremo respiro, pronunziando sempre i dolci nomi di Gesù e Maria.
Così per la famiglia Pentimalli i giorni di gioia si cambiarono in giorni di lutto, perché sta scritto: Extrema gaudii luctus occupat.
Alla morte del P. Pentimalli S. Alfonso pianse e scrisse così al fratello del defunto, al Notaio D. Nicola, con data del 28 nov. 1761: «Non so proprio s’è stato maggiore il mio dolore che quello di V. S. Ill.ma nella morte di suo fratello. Sia sempre fatta la divina volontà! La ringrazio poi sommamente di tanta carità fatta ai nostri Padri, e la prego a dar loro animo, se si trovano ancora costì…..
E di nuovo la ringrazio di tanto affetto e carità usata con i miei compagni. Resto dichiarandomi per sempre di V. S. Illma Nocera 28 9bre 1761 Um.mo e Div. sud. vero
Alfonso de Liguori d. C; del SS. Red.re
Il P. Pentimalli aveva 47 anni e ne aveva passati 11 nella Congregazione; era un gran Missionario, capace di predicare con egual successo al popolo, all’aristocrazia e al Clero; ed oltre dei suoi rari talenti, aveva tal dominio sui cuori che, volendo, li moveva a sua voglia. Così il Tannoia.
Affabile, allegro, pieno di cuore, era stato la consolazione dei Confratelli nelle pene del viaggio: e questi nel loro abbattimento si domandavano se Dio, moltiplicando le traversie e specialmente privandoli del Pentimalli, non si dichiarasse contro la fondazione.
«Non vi abbattete troppo – disse loro D. Nicola, ispirato dal Santo Fondatore – avete perduto la vostra guida; ebbene, io prenderò il posto di mio fratello, e non vi abbandonerò prima di avervi consegnato nelle mani del Vescovo di Girgenti».
Difatti si misero in cammino condotti da lui.
Lettera di S. Alfonso a P. Pentimalli.
(Lo esorta ad una più perfetta ubbidienza)
Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa.
Nocera 11 Febbraio 1756
D. Francesco mio, mi son consolato in sentir che V. R. si è ristabilito dell’ infermità. Ma mi sono un poco afflitto in sentire qualche risposta un pò risentita fatta al Superiore e compagni.
Molte cose che a noi paiono storte, son dritte per noi quando vengono dettate dall’ubbidienza.
Se ogni soggetto volesse fare ciò che gli pare migliore, sarebbe perduta l’ ubbidienza.
Onde vi prego ad aver pazienza, quando le pare che certe cose non vanno a dovere.
Dopo che ha rappresentato il suo parere, lasci correre. Basta che si riserbi poi di scrivermi, o di riferire a me, quel che le pare inconveniente.
Lo prego per questo resto di missioni, di quietarsi a quel che dice il Superiore; e appresso, quando ritorna, mi dirà tutto. La benedico.
Viva Gesù , Maria, Giuseppe e Teresa!
Fratello Alfonso del SS. Redentore
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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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