Buglione Canio redentorista

Fratello Canio Buglione (1902-1930) – Italia.

Col chiudersi dell’anno 1930, chiudeva la sua mortale carriera, a Pagani, presso la tomba di S. Alfonso, il Fratello Canio Buglione.
Nato il 29 agosto 1902 a Calitri, entrò nella nostra Congregazione nel 1922. Assegnato al collegio di Materdomini, lavorò indefessamente alla costruzione di quella insigne Basilica di S. Gerardo, fin che i Superiori non lo chiamarono al Noviziato per prepararsi ad emettere i santi Voti, che pronunziò il 21 novembre 1927.
Semplice, laborioso, retto, dopo lunga malattia tollerata con edificante rassegnazione, nelle ore pomeridiane del 31 dicembre, assistito da tutta la Comunità, dava la sua anima a Dio.

Le esequie riuscirono commoventi, e il buon popolo di Pagani assistette affollato alle varie Messe e ai solenni funerali celebrati pel defunto Fratello, e volle accompagnarne la salma sino al Cimitero.

S. ALFONSO, febbraio 1931, pag. 208.

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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

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Altro Profilo

Fratello Canio Buglione
di Vincenzo e Vincenza Caposele.

Nato a Calitri (Dioc. di Conza e Prov. Avellino) il 29.8.1902 = Prof. 21.11.1927 = + a Pagani 31.12.1930.

  • Nel 1927 Noviziato a Pagani.
  • Nel 1930 infermo era a Pagani, con tanti fratelli.

“Fu ricevuto nel nostro Istituto, perché raccomandato dal P. Francesco Ricciardi (ex-Liguorino che aveva lasciato la Congregazione per aiutare la famiglia bisognosa). Canio da postulante fu assegnato a Materdomini, ove erano in corso i grandi lavori della chiesa. Fu adibito a manuale dei muratori addetti alla costruzione.
Faceva grande meraviglia, che un solo manuale potesse tener fronte a tanti operai, per le sue capacità fisiche e morali, in un corpo di naturali dimensioni, anzi piuttosto piccolo. Da tutti ammirato e lodato.
Dopo il noviziato fu assegnato a Marianella nell’ufficio di cuoco.

Nel fiore degli anni fu colpito di una malattia che non perdona (tisi ossea). Portato a Pagani (Corridoio S. Luigi) nonostante tutte le cure mediche, il male si aggravò, portandolo alla tomba” (F.M.F.).
L’eroe di Materdomini era assistito notte e giorno da Fratello Alfonso “Paradiso” con vero affetto di tutti noi e con la preghiera continua. Era per tutti esempio di rassegnazione alla Volontà di Dio, avendo ottenuto dal cielo un carattere incline alla pietà, al rispetto e alla devozione…

Un giorno, entrando col medico Dott. Desiderio Filippo, lo trovai che mangiava patatine e peperoni fritti. Mi spaventai… al contrario del medico, sorridente, che fuori stanza mi confidò l’estrema gravità del male e gli ultimi desideri del moribondo.
Infatti si addormentò nel Signore vicino al nostro S. Alfonso, che certamente lo accolse fra le sue braccia paterne. Come speriamo faccia per tutti i suoi figli, che lavorano nella Congregazione nella maniera di questo santo nostro confratello: senza terrena ricompensa, ma solo per il Cielo!

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da Ricordo di fraterni amici
del P. Francesco Santoli
Tipolitografia Irpina, Lioni 1980

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