Pregare sempre 125

6 Sett. di Pasqua – Domenica – La promessa del Paraclito
O Gesù, lo Spirito Santo ci rammenti tutto quello che tu hai detto (Gv 14, 26).

•  Signore Gesù, in tutta la tua vita non hai mai cercato la tua gloria, ma quella del Padre tuo. Per questo non dagli uomini, ma da Dio sei stato glorificato. Ci hai lasciato in eredità il tuo amore senza limiti e condizioni: porterà frutto solo se ci ameremo fra noi come tu ci hai insegnato. E la gloria di Dio brillerà nella Chiesa quando sarà tutta intessuta d’amore, unico segno che ci fa riconoscere tuoi.
(D. Mariano Grosso, osb.).

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• « In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi »… Allora noi potremo finalmente vedere ciò che ora crediamo. Anche ora sei in noi, o Signore, e noi siamo in te; ma questo ora noi lo crediamo mentre allora ne avremo la piena conoscenza. Ciò che ora conosciamo credendo, allora conosceremo contemplando. Infatti, finché siamo nel corpo come è adesso, corruttibile e che appesantisce l’anima, siamo esuli lontani da te; camminiamo nella fede e non per visione… Tu, o Signore, affermi apertamente che fin d’ora siamo in te quando dici: « Io sono la vite, voi i tralci ». In quel giorno, quando vivremo quella vita in cui la morte sarà stata assorbita, conosceremo che tu sei nel Padre e noi in te e tu in noi, perché allora giungerà a perfezione quanto per opera tua è già cominciato: la tua dimora in noi e la nostra in te.

O Signore, tu ci lasci la pace al momento di andartene, ci darai la tua pace quando ritornerai alla fine dei tempi. Ci lasci la pace in questo mondo, ci darai la tua pace nel secolo futuro. Ci lasci la tua pace affinché noi, permanendo in essa, possiamo vincere il nemico; ci darai la tua pace, quando regneremo senza timore di nemici. Ci lasci la pace affinché anche qui possiamo amarci scambievolmente; ci darai la tua pace lassù, dove non potrà esserci più alcun contrasto.
(S. Agostino, In lo 75,4; 77,3)..

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Gesù mio, dal momento che voglio amarti, sono certo che non mi respingi, ma che sei pronto ad abbracciarmi: Mi rivolgerò a te. Accoglimi dunque nella tua grazia, fammi comprendere il bene che sei e l'amore che mi hai portato, affinché non ti lasci più (S.Alfonso).