P. Alfonso Javarone (1885-1963) – Italia.
Il 12 luglio 1963, a Materdomini, è morto il P. Alfonso Javarone. L’abbiamo ancor vivo dinanzi allo sguardo e più nel nostro cuore nell’atteggiamento di umile ed intima preghiera. Chi non lo ricorda nascosto dietro al grande pilastro che gli faceva da scudo per l’implacabile vento invernale e per la ressa dei pellegrini? La corona tra le mani, lo sguardo alla Vergine di Materdomini, la prolungata preghiera erano segni di un intenso spirito di pietà.
È questa la prerogativa più bella che lo ha accompagnato durante tutta la sua vita. Non solo al declinare delle sue energie quando, cessate le altre attività, l’anima buona si volge alla preghiera; non solo sul letto della sua ultima infermità quando, appena riavuto dall’assopimento, ancora cogli occhi chiusi lo si sentiva pregare. Ma sempre, nel pieno dell’attività della sua vita apostolica, in casa o fuori, la preghiera fu il respiro della sua anima. E ciò sempre, anche da bambino, da adolescente.
Il suo papà, uomo di antica tempra e di grande fede, intuì chiaramente che Alfonso sarebbe stato il prescelto da Dio tra i suoi undici figli, forse proprio per questo suo spirito di pietà. E, prima di lasciare la terra, nel lontano 4 novembre 1900, affidava alla consorte l’incarico di assecondare la grazia divina: quel figliuolo sarebbe dovuto diventare religioso. Si bussò a varie case religiose: i Gesuiti prima, i Domenicani poi. Ma la Provvidenza lo destinava tra i figli di S. Alfonso, di quel Santo che è il Dottore della pietà, della preghiera.
E un’anima di grande pietà fu la guida dei suoi giovani anni: il Servo di Dio P. Antonio Losito, direttore di coscienza preferito da S. Pio X, da Bartolo Longo e da una grande schiera di anime. Il giovane chierico, per i suoi rapidi progressi spirituali, meritò tale fiducia e stima che il grande educatore si serviva della sua grafia, conservatasi nitida e lineare, fino agli ultimi giorni, per comunicare alle anime i tesori del suo cuore.
E fu educatore anche lui. Quando, nel 1911, fu fondata la prima Scuola Missionaria a Ciorani, i Superiori affidarono al giovane P. Javarone l’insegnamento delle materie letterarie. Anche oggi i suoi alunni ricordano le lezioni chiare e precise che teneva ai suoi alunni. E uno di questi, divenuto Preside ne conservò tanto grato ricordo da volerlo, nonostante la età avanzata, di nuovo professore di religione ai giovani del Liceo di Avellino.
Tra i due periodi di insegnamento, si era dedicato alla attività principale di un sacerdote redentorista: l’apostolato missionario. Fu apostolo zelante, fedelmente legato allo spirito di S. Alfonso, pronto e sereno di fronte al sacrificio, ripieno di spirito di preghiera, serio fino ad una rigida scrupolosità nei contatti colle anime. Dispensò la divina parola in oltre cento missioni.
Da superiore nella casa di Marianella le doti del suo cuore rifulsero e si manifestarono in una accogliente ospitalità, che attirava in quella casa i confratelli a qualunque ora e in qualsiasi numero. La signorilità e la gentilezza l’aveva nel sangue, nella prima educazione della sua distinta famiglia. Questa bontà lo ha reso grato a tutti, confratelli e amici. Sul letto di morte constatava con gioia di non aver mai avuto nemici e di non aver conservato rancore per alcuno.
Con piena coscienza e grande serenità ha ricevuto gli ultimi Sacramenti, seguendo le preghiere liturgiche, e rivolgendo agli astanti commoventi parole di viva fede e di grande carità. Era la espressione del suo grande amore alla vocazione, del suo spirito di pietà, della sua dedizione all’apostolato.
Era nato a Grumo Nevano il 17 novembre 1885; il 21 novembre 1903 emetteva la sua Professione religiosa; e l’ 8 settembre 1909 veniva ordinato sacerdote.
P. Domenico Barillà
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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985
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