2 Quaresima, giovedì – Il posto giusto
Signore, tu scruti i cuori e retribuisci gli uomini secondo la loro condotta
(Ger 17, 10)
· Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, pone la sua forza in un essere di carne e il suo cuore si allontana da te, o Signore. Egli è come un albero nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimora in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsuggine, non abitabile.
Benedetto l’uomo che confida in te, Signore, e del quale tu sei la fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell’anno della siccità non intristisce, non smette di produrre frutti.
Il cuore dell’uomo chi lo può conoscere? Sei tu, o Signore, che scruti i cuori per retribuire l’uomo secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni.
(f Geremia 17, 5‑10).
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• O Signore, voglio considerare me stesso: che cosa ho meritato io peccatore? io tuo dispregiatore? Nient’altro che il castigo, nient’altro che la pena eterna mi si affaccia al pensiero. Vedo bene quello che mi era dovuto, e quello che tu mi hai dato, e dato gratuitamente.
A me peccatore fu dato il perdono, fu data la giustificazíone, fu data la carità, cioè l’amore divino, con cui fare tutte le opere buone; e per giunta tu mi darai la vita eterna, la compagnia degli angeli: e tutto questo per effetto di misericordia. Che io non mi vanti mai dei miei meriti, perché gli stessi miei meriti sono doni tuoi! Dio mio, misericordia mia! (In Ps 144, 11).
Fa’ ch’io scenda nel mio cuore e mi confessi a te: io non ho nulla che possa piacere a te tranne ciò che ho da te; quanto ho da me, è cosa che a te dispiace. Se ripenso ai beni miei, che cosa ho che non abbia ricevuto? E se l’ho ricevuto, perché vantarmene come se non l’avessi ricevuto?… Da me non fui capace di far altro che di perdermi, né ora saprei ritrovare te, se tu che mi hai fatto non venissi in cerca di me (Sr 13, 3).
(S. Agostino).
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da “Intimità divina”
Roma 1992