15 ottobre
EFFEMERIDI C.Ss.R = 1755. Preziosa morte di San Gerardo Majella, Caposele.
1755. Preziosa morte di San Gerardo Majella, Caposele.
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Gerardo Maiella nacque a Muro, sede vescovile del Regno di Napoli, il 6 aprile 1726. Prescelto presto dalla grazia, conservò per tutta la vita l’innocenza del battesimo, e passò i primi anni nelle pratiche della pietà e dell’ubbidienza ai genitori.
Fin dall’età di sette anni aveva un ardente desiderio di unirsi a Gesù Cristo ed un giorno si avvicinò all’altare per ricevere la santa ostia. Fu respinto a causa dell’età, ma Gesù lo consolò. La notte seguente ricevé la comunione da san Michele. Questa grazia straordinaria fu l’origine della grande devozione che il servo di Dio ebbe per tutta la vita per il santo Arcangelo.
Crescendo in età, Gerardo apprese il mestiere di sarto e si mise con entusiasmo al lavoro, non tanto per guadagnare per la sua sussistenza ma per avere di che soccorrere i poveri e far celebrare messe in favore delle anime del purgatorio verso cui era molto devoto.
Sapendo che un certo personaggio era irascibile e maltrattava sempre i suoi dipendenti, si mise al suo servizio per avere l’opportunità di soffrire, e rimase tre anni, cioè fino alla morte di questo uomo che non gli risparmiava né rimproveri né duri trattamenti.
Gerardo allora volle lasciare il mondo, e, senza lasciarsi vincere dalla tenerezza della madre e delle sorelle, entrò nella Congregazione del Santissimo Redentore. Era il 1749, l’anno stesso in cui S. Alfonso otteneva da Roma l’approvazione della Regola e dell’Istituto.
Diventato religioso, il servo di Dio cominciò una vita ancora più perfetta, e si mise a praticare tutte le virtù, specialmente l’umiltà, l’ubbidienza e la carità fraterna. Appena aveva finito il suo compito, si affrettava ad aiutare gli altri fratelli, ed aveva abitudine di dire: a me il carico ed il lavoro, tocca a me che sono il più giovane.
Dopo aver trascorso il giorno negli esercizi prescritti dalla Regola ed a servire la comunità, restava buona parte della notte in presenza del Santissimo Sacramento.
Il suo raccoglimento era profondo, le giaculatorie frequenti ed ardenti, le penitenze di un rigore straordinario, e la umiltà così grande che si stimava indegno di apparire davanti a Dio nell’orazione. Aveva un ardente desiderio di soffrire per Gesù Cristo ed il nostro divino Redentore degnò farlo partecipe ai dolori della sua Passione in tutti i venerdì.
Il sabato e le vigilie della festa della Madonna, digiunava a pane ed acqua, e si disciplinava fino al sangue.
Celebrava le novene di questa buona Madre con il digiuno, e trascorreva la notte che precedeva le sue feste in chiesa. Perciò il servo di Maria ricevette in cambio i favori più singolari.
Gerardo pensava ad amare il suo Dio ed a farlo amare dagli altri, e Dio amava arricchirlo di grazie straordinarie. Gli diede l’intelligenza dei misteri, lo spirito di profezia, la penetrazione dei cuori, il dominio sui demoni, la grazia di convertire i peccatori più induriti, di guidare le anime alla perfezione, ed infine di compiere miracoli in gran numero che a buon diritto gli è conferito il titolo di taumaturgo.
Gerardo aveva spesso predetto che sarebbe morto di tisi durante l’anno 1755, come aveva chiesto al Signore. Infatti nel mese di luglio cadde gravemente ammalato e, non contento per avere sofferto troppo poco, ripeteva di continuo: “Mio Dio, soffro di soffrire troppo poco. Non morire per soffrire ancora, oh mio Gesù”.
Il Signore si degnò, negli ultimi giorni, di fargli gustare l’amarezza delle sue pene interiori e della sua agonia sulla Croce.
La vigilia del 16 ottobre, disse all’infermiere: “Oggi si celebra la festa di Santa Teresa; è dunque un giorno di ricreazione per la Comunità; domani sarà ancora ricreazione”. – “Perché?” – “Perché questa notte morirò“.
Egli faceva allusione al devoto uso introdotto da S. Alfonso il quale desiderava che il giorno della morte di uno dei suoi figli fosse per i confratelli un giorno di festa, perché – affermava – coloro che persevereranno fino alla morte nella Congregazione saranno salvi.
La sera del 15 ottobre 1755 un po’ prima mezzanotte, dolcemente, Gerardo rese la sua anima a Dio.
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1785. Capitolo di Scifelli.
Il Padre Francesco De Paola, eletto superiore delle case dello Stato Pontificio dal Papa Pio VI, dopo la destituzione di Alfonso, volle riunire un Capitolo che avesse per scopo di rimediare agli abusi relativi all’osservanza.
I capitolari si riunirono il 15 ottobre 1785. Francesco De Paola fu eletto Rettore Maggiore, il P. Maione primo Consultore, e Isidoro Leggio Procuratore generale.
Il Rettore Maggiore riuscì di fare accettare dal Capitolo certe deroghe alla Regola come quelle di aprire collegi di istruzione secondaria, predicare quaresimali e altre novità che gli erano care. Il Papa, dietro il parere e il voto della Sacra Congregazione, rifiutò di sanzionare le disposizioni contrarie alle Regole e Costituzioni.
P. BERTHE. Vita di S. Alfonso, p.563.
[N.B. = Gli Atti di questo Capitolo, una volta avvenuta la riunificazione delle Case, furono annullati dalla Santa Sede: come se il Capitolo non si fosse tenuto].
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1828. Fondazione della casa di Friburgo.
Grazie alla generosità di un’insigne benefattrice, la Signora de la Poype, un tempo canonichessa di Château-Chalon, nel cantone del Jura, il R.mo Padre Passerat volle che i suoi discepoli della Svizzera cambiassero il loro angusto soggiorno di Tschouperou, con un edificio stabile e definitivo a Friburgo, l’edificio del vecchio seminario, che occuperanno fino alla infelice guerra del Sonderbund.
Il Recessus che il Venerabile lasciò ai suoi figli, al tempo della visita canonica, è un monumento di vigilanza ferma e paterna.
La cronaca di Friburgo lo registrò con grande cura. La casa di Friburgo fu soppressa il 14 novembre 1847.
P. GIROÜILLE. Vita del P. Passerat, p. 364, ecc.
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Festa di S. Teresa, e la ricreazione di Regola.
Quando S. Alfonso abbracciò lo stato ecclesiastico, il canonico Matteo Gizzio, suo zio, lo consigliò di mettersi sotto la protezione speciale di santa Teresa. Da allora, fu devoto della santa, tanto che, nei bisogni spirituali, aveva provato spesso l’efficacia della sua protezione.
Si sforzò di imitarla nelle sue virtù, particolarmente nel difficile voto di operare solo per Dio e per la sua gloria. Desideroso di vederla onorata ed imitata anche degli altri, scrisse un compendio di nove considerazioni delle principali virtù e delle grazie straordinarie di cui la santa fu favorita per invitare le anime devote a farne argomento delle loro meditazioni durante i nove giorni che precedono la festa.
S. Alfonso attribuiva alla protezione speciale della gloriosa Madre S. Teresa la scoperta del complotto ordito dal Padre Muscari, introdusse i primi ed i secondi vespri della festa della Santa.
Da allora l’intera Congregazione prese S. Teresa tra i suoi principali santi protettori, e tutti nutrirono per lei una grande devozione. S. Alfonso faceva celebrare la festa con solennità in tutte le case dell’istituto, e scriveva il suo nome, insieme a quelli di Gesù, Maria, Giuseppe, all’inizio ed alla fine di quasi tutte le lettere.
TANNOIA. Vita di S. Alfonso, libro II, cap. 26 e 35.
DUJARDIN. Opere ascetiche, Vol. VIII, p. 388.
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IN MEMORIAM
Fr. Emile Spengler. Uvrier. 1890. Studente professo
Fr. Emile Spengler, nato ad Oberbronn (Alsazia), il 28 giugno 1864, fu tra coloro che si santificano serenamente ma sicuramente, e senza farsi notare.
Era un religioso modesto; e questa modestia la manifestava soprattutto nelle conversazioni che si riferivano a domande scientifiche.
Quando si trattava di parlare di Dio, lo faceva con entusiasmo e non lasciava passare mai un sabato, senza parlare della santa Vergine.
Non aveva eguali nella pratica della carità fraterna. Durante i quattro anni di Studendato, egli progredì a grandi passi nella vita interiore.
Mandato da Dongen, Olanda, ad Uvrier per ristabilirsi nella salute non florida morì, desiderando ardentemente il cielo. – – «Adimplebis me laetitia, cum vultu tuo». Sal 15.
Professione: 28 settembre 1886.
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Pensiero e testimonianza sulla virtù del mese nelle SPIGOLATURE |