Preghiere 267

23 settembre =Domenica 25^ del TO Anno B
Chi vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti (Mc 9,35).

•  Dammi, Signore, la sapienza che viene dall’alto, che è pacifica, mite, piena di misericordia (Gc 3, 17 ).

•  Ti benediciamo, Padre, perché il tuo unico Figlio ha inaugurato un mondo nuovo dove sono primi quelli che si fanno ultimi servendo gli altri.
Cambia o Signore, i nostri cuori, la nostra mentalità e la nostra condotta, perché risanati dall’ambizione di potere, costruiamo un mondo nuovo di amore e di fratellanza nel servizio di tutti i nostri fratelli.  (Filippo Rappa, ssp.)

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• Fu mai veduta tanta umiltà, quanta è vedere Dio umiliato all’uomo? la somma altezza discesa a tanta bassezza, quanta è la nostra umanità?
O dolce e innamorato Verbo, tu sei obbediente fino all’obbrobriosa morte della croce, sei paziente, in tanta mansuetudine che non è udito il grido tuo per veruna mormorazione… 0 dolce e innamorato Verbo, tu fosti saziato di pene e vestito d’obbrobri, dilettandoti delle ingiurie, degli scherni e villanie; sostenendo fame e sete; tu che sazi ogni affamato con tanto fuoco e diletto d’amore.
Tu sei il dolce Dio nostro che non hai bisogno di noi. E non hai allentato d’operare la nostra salute, e hai perseverato non lasciando [ di farlo] per la nostra ignoranza e ingratitudine…

Or questa è la dottrina e la vita che tu hai fatta: e noi miseri miserabili, pieni di difetti,… facciamo tutto il contrario… O consumato e innamorato Agnello, inebriami del sangue tuo… E come tu, Cristo benedetto, non lasciasti per veruna pena d’operare la salute nostra, cosi fa’ che la sposa tua non lasci… per veruna pena, né fatica, né per fame, né per sete, né per alcuna necessità, di adoperarsi continuamente per l’onore tuo,… né lasci di servire al prossimo suo, né di cercare la salute sua, per ingratitudine né per ignoranza che non riconoscesse il servizio.
(S. Caterina da Siena, Epistolario 79, v 2, p 38‑9 . 42)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Il Verbo Eterno volle farsi esempio di umiltà, per liberarci dal vizio della superbia: il primo e maggiore esempio di umiltà fu il farsi uomo e vestirsi delle nostre miserie (S. Alfonso).