Falanga Michele redentorista

Fratello Michele Falanga (Micheluccio) –  (1887-1977) – Italia.

Il 26 febbraio 1977 rendeva la sua bella anima a Dio il Fratello Michele Falanga della Casa di Marianella.
Vocazione adulta, una volta entrato nell’Istituto Redentorista si diede ad operare indefessamente nell’obbedienza e nel raccoglimento. Parlava poco e lavorava molto. Aveva emessa la Professione religiosa il 26 marzo 1913; ed era nato a Torre Annunziata il 19 febbraio 1887.
La maggior parte della vita l’ha trascorsa tra Materdomini e Marianella dedicandosi per lo più alla sartoria nella imitazione del suo modello S. Gerardo.
Da Pagani il 17 marzo 1968 gli scriveva il P. Provinciale del tempo, P. Vincenzo Carioti: «Nulla ho fatto per voi, e proprio per voi che meritate tanto dalla Provincia per la quale avete consumato 82 anni ! Ai fratelli come voi e della vostra età la Provincia dovrebbe erigere un monumento, ma questo certamente ve lo farà S. Gerardo, che avete imitato e per cui tanto avete lavorato con tanti sacrifici».

Fratello Micheluccio ci teneva molto alla semplicità e serietà del vestito. A questo proposito scriveva al Superiore maggiore: «ad un religioso non conviene copiare tutte le vanità dei secolari, perché quelle lo rendono ridicolo » (Marianella, 15/08/1957). Fratello Micheluccio non perdeva mai tempo, forse come S. Alfonso ne aveva fatto voto. Nei ritagli di tempo si dedicava a scrivere la vita del fratello Antoniuccio (anche lui così esemplare), e vari diari.
Negli ultimi giorni, atroci dolori fisici hanno definitivamente purificato l’anima del caro Fratello Micheluccio accanto a S. Alfonso a Pagani.

P. Giuseppe Tretola
Superiore Provinciale

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Profilio tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

Fratello Michele Falanga (Micheluccio) fu sarto, come San Gerardo; ma ha servito la Comunità in tanti modi. Non perdeva mai tempo e nei ritagli di tempo ha scritto vari diari (foto in APNR, Pagani).

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Altro profilo

Fr. Michele Falanga
di Domenico e di Annunziata Raia

Nato a Torre Annunziata 11 9.2.1887 = Prof. 26.4.1913 = Morto a Torre del Greco “Ospedale” 26.2.1977. Trasportato a Pagani.

  • Entrò nel 1° Noviziato 21.11.1906 a Ciorani, mentre il Postulato era trascorso a Pagani dal 4.10.1901 quale aiutante sacrestano.
  • Nel 1912 sta ancora in assegno a Ciorani, esimio lavoratore in sartoria.
  • Dal 1924 al 1955 è l’animatore del Santuario di S. Gerardo a Materdomini che col F.llo Antonio (germano di famiglia e di spirito) formano le due ruote maestre della Comunità, emulandosi nella virtù, pietà e lavoro.
    Insieme hanno portato il peso della Casa, passando dalla scopa e dalla cucina, alla Tipografia per la stampa e spedizione del “Periodico S. Gerardo”. Sarto di qualità perfetta e Suonatore di organo e cantore nelle funzioni in Basilica. Sempre disposto a tutte le funzioni liturgiche e in tutte le Comunità egualmente.

Nel 1955 viene assegnato a Marianella, ove ha servito la Comunità fino alla morte nell’ufficio di cuoco, di sartoria e guardaroba sempre in modo perfetto e puntuale. Con somma precisione di tempo e di competenza ha espletato la sua capacità, specialmente nel suono e nel canto in Chiesa nostra e nella Parrocchia, contento di rendersi utile fino alla morte.
È morto a Torre del Greco in “Ospedale” e trasportato a Pagani il 26 febbraio 1977. Aveva raccolte molte Notizie delle quali molte qui riportate.
Aveva celebrato a Marianella il suo 50° della Professione Religiosa il 1963 e dopo 10 anni anche la festa del 60° con l’intervento del P. Provinciale e molti Padri e Fratelli.

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Dal suo diario manoscritto (pag. 83).

Una licenza militare

«Da soldato si acquista e si riporta a casa la facilità di mentire e di approfittarsi, quasi padroni di casa, della cosa pubblica.
Arrivando anche per me il tempo della Licenza militare di alcuni giorni, pensai di chiederla per il luogo più lontano da raggiungere S. Andrea Ionio per vedere quel nostro Collegio, che non,conoscevo.
Da Bologna all’estremità Calabra il viaggio diventava, da soldato, noioso, fastidioso, disastroso, perché noi militari non potevamo viaggiare sui treni ordinari ma su tradotte (= vagoni merci: cavalli 8; uomini 40) oscuri, privi di sedili, sporchi, molto lenti per dare la precedenza a tutti gli altri treni.
La prima fermata la feci a Napoli. Di qui pure andai al nostro Collegio di Pagani per salutare il Provinciale ed i Confratelli a me tanto cari; così pure a quelli di Ciorani.
A San Severino feci a piedi la via di Ciorani con passo militare veloce. Incontrai un cacciatore che lodò la mia sveltezza ed intuì che ero un religioso. Avevo fretta di raggiungere il Collegio prima che andassero a letto. Egli voleva parlare di Giordano Bruno, argomento scottante per noi frati, ma io gli risposi che fece molto male ad uccidere nel suo cuore la Fede e il giuramento dato a Dio!… Giunto alla fiorente Comunità di Ciorani trovai molti ammalati di febbre “spagnuola”. Mi prodigai alla assistenza di quei giovani, ma solo per pochi giorni.

Seguitai fino a S. Andrea Ionio. Quella Comunità non mi era più nuova perché tutti di vecchia conoscenza ed affettuosamente trattato per quei pochi giorni tranquilli.
Al ritorno, il Superiore mi affidò un Postulante fino a Pagani. Molti mi sconsigliavano di condurlo con me perché era proibito viaggiare insieme ai militari. Avrei potuto avere fastidi e anche di peggio.
Cercai un vagone più oscuro; era notte e molti soldati dormivano. Fatto giorno qualcuno fece le sue meraviglie, ma la grande maggioranza badava ai fatti suoi. A Catanzaro, non essendovi tradotte, prendemmo il treno ordinario fino a S. Eufemia: Non riuscii a nascondere il ragazzo e dovetti pagare il biglietto per lui di lire tre (le uniche che spesi fino a Napoli).

A S. Eufemia, aspettando la tradotta, feci prendere qualche ristoro a quel buon ragazzo affamato in un ristorante, ove i bicchieri erano di terra cotta e molti di essi vennero bucati di sotto con coltelli dai soldati con molto danno di quel povero oste, che forse li rimandò in fabbrica a chiudere i buchi!..
A Sapri fece giorno e qualche collega mi avvertì di tener nascosto il ragazzo, troppo curioso e ignaro del pericolo, per evitare qualche serio disturbo.
Allora gli indossai il mio pastrano e sembrava come uno di noi. Infatti i carabinieri di scorta non se ne avvidero e tranquilli potemmo arrivare a Napoli. Come Dio volle prendemmo la via dell’uscita secondaria, ma la sentinella ci fermò per requisire il ragazzo, che subito cercammo di scusarlo come smarrito e tirarcelo appresso.

Lo presentai a Pagani, e il nostro Provinciale P. Petrone mi disse di portarlo a Marianella perché ivi poteva ben stare col Fratello Pasquale, che era stato molti anni in Calabria e poteva fargli buona compagnia. Anche il Superiore P. Muccino Nicola fece molta festa per essere aiutati da questo giovane arrivato.
Ma poi venni a sapere che facendo la pulizia della casa, non lasciò di farla anche nel tavolo del Superiore, onde poter ritornare in Calabria comodamente col treno diretto. Così rese pure inutile la mia fatica, il mio danaro e la mia speranza per aver perduto un mio futuro confratello!»

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da Ricordo di fraterni amici
del P. Francesco Santoli
Tipolitografia Irpina, Lioni 1980

Pagani, gruppo di fratelli in ritiro prima nel 1966. Il cerchietto indica l'anziano fratello Antonio Falanga fratello di Micheluccio Falanga (foto Archivio CSSR Materdomini).

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