Preghiere 234

21 agosto = Carità e Verità
Dammi, Signore, un amore fraterno senza finzione, perché ami intensamente di cuore i miei fratelli (1 Pt 1, 22).

• O Signore, quando vedessi peccare il prossimo, scuserò in lui l’intenzione la quale è nascosta e non si può vedere, e se anche vedessi apertamente questa intenzione essere storta e cattiva, fa’ che sappia scusare la tentazione dalla quale nessun mortale è escluso.
E quando qualcuno mi verrà a dire i difetti del prossimo mio, io, Signor mio, non lo voglio udire, e gli risponderò che faccia orazione per lui e preghi il Signore che prima io emendi me stessa. É più facilmente voglio dire il difetto al prossimo che sbaglia che parlarne con altri, perché invece di rimediarvi se né commettono molti altri e molto più gravi di quelli di cui si parla.
S. M. Maddalena De’ Pazzi, Probatione, Op. v 5, p 237

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• Signore, fa’ che io ami e compatisca il peccatore non già amando in lui il peccato, ma perseguitando il peccato per amor suo. Quando amo un infermo, ne combatto la febbre, perché risparmiando la febbre non amerei l’infermo.
Dirò dunque al mio fratello la verità senza reticenze. Sì, con franca schiettezza gli dirò ciò che è vero; ma fino alla correzione pazienterò con lui. Il giusto, mentre riprende il peccatore, ne tollera caritatevolmente i peccati, poiché la carità tutto sopporta (Sr 4, 20).
Riprenderò, Signore, sì riprenderò; ma mentre per la carità userò rigore, non si diparta dal mio cuore la mitezza. Chi più pietoso del medico che usa il ferro? Piange per dover tagliare e taglia, piange per dover bruciare e brucia. Non è crudeltà questa. È senza pietà con la piaga perché la persona guarisca, poiché accarezzando la piaga si perde la persona.
Concedi anche a me, o Signore, di amare in ogni modo il fratello che ha peccato, di non allontanare dal mio cuore la carità verso di lui e nello stesso tempo, se è necessario, di saperlo correggere (Sr 83, 8).
(cf S. Agostino)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Amore e delicatezza di S. Alfonso nel correggere - Figlio mio, vi ho mandato a chiamare tre volte e non siete venuto: ho dunque dovuto agire giuridicamente contro di voi per far cessare lo scandalo che davate” (S. Alfonso)