La santità è per tutti

7. La santità è per tutti

 Una caratteristica della spiritualità di S. Alfonso è di essere una spiritualità popolare. Si rivolge a tutti gli uomini senza riguardo di classe: non è riservata a una èlite. Ricorda che tutti sono chiamati alla santità, cioè la perfezione è compito di tutti, come attesta Gesù nel vangelo: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Questa perfezione non è per pochi privilegiati. Di più, questa santità proposta a tutti non è lo sforzo individuale di un isolamento, ma il frutto meraviglioso di una accoglienza dei doni dello Spirito Santo per ciascuna persona con l’aiuto della comunità.

Scrive S. Alfonso nella Pratica di amar Gesù Cristo:

Vertice della santità e della perfezione è amare Cristo, nostro sommo bene, nostro salvatore, nostro Dio. E, infatti, proprio lui a dirci: «Il Padre stesso vi ama, perché voi avete amato me» (Gv 16, 27).
«Alcuni – nota san Francesco di Sales – fanno consistere la perfezione in una vita austera, altri nella preghiera o nella frequenza dei sacramenti e altri ancora nelle opere di carità… Ma sbagliano. Vera perfezione è amare Dio con tutto il cuore». Scrive, infatti, l’apostolo Paolo: «Al di sopra di tutto ci sia sempre l’amore, perché è soltanto l’amore che tiene perfettamente uniti» (Col 3, 14). E sant’Agostino aggiunge: Ama Dio e fa’ quel che vuoi, perché a una persona che ama Dio, sarà lo stesso amore a farle evitare ciò che dispiace e fare ciò che gli è gradito.
Forse Dio non merita il nostro amore? Egli ci ha amato fin dall’eternità: «Ti ho sempre amato e continuerò a mostrarti il mio amore incrollabile» (Ger 31, 3). «Uomo – sembra dire il Signore -, sappi che io sono stato il primo ad amarti. Tu ancora non eri venuto al mondo, anzi non c’era neppure il mondo, ed io già ti amavo. È da quando, si potrebbe dire, sono Dio che ti amo; da quando ho amato me, ho amato anche te!».(Pratica Amare G.C. pag.35) 

La santità è offerta a tutti, anche ai più umili e poveri. Alfonso lo dichiara a più riprese in questo prezioso libro: «Gravissima poi è l’affermazione che Dio non vuole tutti santi! L’apostolo Paolo, infatti, ci ricorda:”Questa è la sua volontà: vivete in modo degno di Dio” (1Ts4,3) Dio vuole tutti santi e ognuno nel proprio stato di vita: il religioso da religioso, il laico da laico, il sacerdote da sacerdote, lo sposato da sposato, il commerciante da commerciante, il militare da militare, e così via».

Ecco perché, da giovane sacerdote, Alfonso con tenacia ricerca la pecorella smarrita. Alfonso, dice Tannoia, «per lo più operava nel Mercato, e nel Lavinaro, ove vi è la feccia del Popolo Napoletano; anzi godeva vedersi circondato dalla gente più vile, come i cosiddetti lazzari, e da altriad’infimo mestiere. Questa gente aveva Alfonso a cuore più che ogni altra; e non mancava illuminarla colle prediche, e ridurla a Dio colla sacramentale confessione… Tanti e tanti, ancorché scellerati e peccatori, che non lasciarono di frequentarlo, non solo presero in orrore il peccato; ma addivennero Anime di orazione non ordinaria, e sommamente impegnati in amare Gesu Cristo».

Alfonso accoglie tutti, va incontro al popolo. E il popolo va a lui.
Dalle riunioni all’aria aperta si passa alle riunioni di retrobottega, come ai primi tempi delle Chiesa. Ecco il programma di queste riunioni, stabilite  da S. Alfonso, e riassunte dal suo biografo: non preghiere vocali, metodo facile di cui, ma la meditazione di una massima del vangelo, più una istruzione su un punto della fede, una esortazione al culto del SS.mo Sacramento e della santa Vergine, e, infine, un quarto d’ora di meditazione pratica sul fine ultimo o sulla Passione di Gesù Cristo.

L’arcivescovo di Napoli nell’apprendere questo apostolato di Alfonso presso i poveri dei quartieri di Napoli è raggiante: «Laici , fanno tanto bene!» mette a loro disposizione, per queste serate, oratori pubblici e cappelle. Da cui il nome di queste riunioni: Cappelle serotine. Ogni sera, al termine del lavoro giornaliero degli uomini (per le donne il lavoro continua!….), i lazzaroni, saponari, barbieri, muratori, falegnami, facchini ed altri si riuniscono in comunità di credenti. Circa un centinaio di persone per ogni cappella. Alfonso ne affida l’animazione a laici convertiti: i sacerdoti sono soltanto assistenti spirituali.

Questi laici non si accontentano di ascoltare il vangelo, di spiegarlo. essi lo praticano insieme: nell’aiuto vicendevole e nella condivisione con i poveri, nella visita ai malati, e nel risveglio della coscienza professionale.
Il danaro non è più sperperato nel gioco o nel bere. Il furto è sostituito dal lavoro. Tali sono i frutti concreti della conversione.

Sul finire della sua vita, Alfonso apprese con gioia da un architetto amico: “Le Cappelle serotine? Vi si vede una gran numero di gente e abbiamo anche santi tra i cocchieri” – – “Cocchieri santi a Napoli!… Gloria al Padre…”

Nel 1798 il  P. Tannoia, scrivendo la biografia di Alfonso, traccio questo illuminante paragrafo: «Le Cappelle serotine furono l’opera di Alfonso e dei suoi penitenti, e di nessun altro. Se ne contano oggi settantacinque, e a tutti è noto il bene che ne ricava il popolo più semplice. Esse hanno come assistenti dei preti zelanti e sono la gioia più grande degli arcivescovi di Napoli. Per accedere a queste riunioni non c’è da pagare, né formalità da sbrigare, né ufficiali da incontrare. La porta è aperta al primo venuto. E se a entrare è una canaglia abbrutito dal vizio, la gioia è perfetta».

Le Cappelle serotine, inaugurano, per così dire, «l’apostolato di base attraverso la base». Si costituiscono, in pieno secolo XVIII, comunità cristiane di base analoghe a quelle esistenti oggi nei paesi dell’Africa e delle Americhe che sono la speranza della Chiesa.

________________

Nota dell’editore: il profilo riportato è solo un estratto dell’operetta in francese “Prier 15 jours avec Saint Alphonse” , non ancora pubblicato in Italia – Si spera di non ledere alcun diritto di autore… In caso contrario, se sarà dato avviso, questo post sarà rimosso.

__________________________

Il messaggio spirituale
 On. Oscar Luigi Scalfaro 1987
 [flashvideo file=video/09SPIR.flv /]

_________

Visita la Novena storica scritta dal P. Pier Luigi Rispoli nel 1830

 7. SETTIMO GIORNO
Dalla consacrazione in Vescovo sino alla fondazione dell’ Istituto di Sacre Vergini.