Lettera n. 28. Al Canonico Don Giuseppe Maria Grillo, Oppido 1833.
28. Al Canonico Don Giuseppe Maria Grillo[1], Oppido[2].
Auguri per un importante incarico diocesano.
Tropea, 28 settembre 1833
Canonico Carissimo,
Rispondo un po’ tardi, e mi credeva trovar occasione per ridirvi propositi del Tesorierato, ma il vostro silenzio mel fa sorprendere. Faccia Iddio quel che vuole.
Le malattie non sloggiano dalla vostra Casa, perché vi è la Croce[3] di Gesù Cristo già piantata, e voi abbracciatela, e spesso baciatela.
Il P. Farina[4] non si è ritirato ancora, e lo credo in viaggio per questa volta. Il P. Abbenante[5] per pochi giorni si portò in sua casa. Noi altri stiamo mediocri per grazia di Gesù, e di Maria, e sempre pronti ai vostri comandi.
Don Pasquale Calfapietra[6] mi avvisò il ricevimento dei cafisi[7] 5 di olio, e ringrazio Mammà del pensiero che si prende del Beato[8], e da questo si ha da ricevere la ricompensa senza meno.
Tutti questi vostri servi meco uniti dopo di aver ossequiata Mammà, Fratelli, e Cognata[9]. passano a baciarvila Santa Mano.
P.S. – A Monsignore [10] tutti i nostri rispetti, come al Segretario[11].
Umilissimo Servo ed Amico
Vito Michele Di Netta
del SS. Redentore
[1] Figlio di Francesco Saverio Grillo e di Donna Anna Filippa (Cf. letter 19), amico devoto del P. Di Netta, divenne Vicario Generale della diocesi di Oppido col vescovo Mons. Coppola. Doveva avere notevoli capacità amministrative, se gli fu affidato il compito di tesoriere, dopo che il papà gli aveva affidato l’amministrazione del patrimonio di famiglia.
[2] Pubblicata da Rocco Liberti in “Il Venerabile P. Vito Michele Di Netta nei suoi rapporti con la diocesi di Oppido“, art.cit.
[3] L’immagine della Croce e lo spirito di penitenza erano sempre presenti nella mente del P. Di Netta e la manifestava in ogni incontro e ad ogni persona.Nella Biografia, al capitolo X, si legge un episodio significativo: “Trovandosi una volta in Napoli e spinto dalla pura condiscendenza verso gli altri Padri a vedere il palazzo ed i siti reali di Caserta, unici al mondo per serietà di architettura e per magnificenza, non si mostrò sensibile a quelle delizie. I Padri gli chiesero che gliene paresse e il Servo di Dio rispose una parola che pesa tanto oro: Tutto buono, disse, ma vi manca il meglio,cioè la Croce!”
[4] P. Vincenzo Farina, figlio di Giuseppe (avvocato) e di Margherita De Maria, nato il 6 febbraio a Sciacca (AG). Ordinato sacerdote l’anno prima, il 7 aprile 1832 ad Ariano Irpino (AV). Quando nel 1849 morì il P. Di Netta, gli successe come Rettore di Tropea. Morì il 6 ottobre 1875 a Sciacca.
[5] P. Abbenante Gennaro, figlio di Antonio e di Giannuzzi Isabella, nato il 15 maggio 1808 a Corigliano Calabro (CS). Ordinato sacerdote a Oppido il 24 settembre 1831. Morì il 26 giugno 1878 a Corigliano, esclaustrato a seguito della soppressione della Casa.
[6] Non sappiamo chi fosse; probabilmente un amico o commerciante che forniva l’olio alla Comunità di Tropea.
[7] Il cafiso (nome di origine araba), nell’Italia meridionale, era una unità di misura per liquidi, soprattutto per l’olio, e conteneva circa 16 litri.
[8] Alfonso Maria de Liguori, beatificato nel 1816 e canonizzato nel 1839.
[9] I fratelli erano Giovanbattista, sposato con Eleonora Lacquaniti e Domenico, sposato con Anna Maria Grillo (ricostruzione fatta delle varie testimonianze ai Processi).
[10] È il vescovo Francesco Maria Coppola.
[11] Nelle Posizioni ed Articoli, op. cit., al n. 77 si parla del Segretario Teologo Sig. Papa. Il Di Coste scrive Pupa (Biografia, cap. 19): Abbiamo già incontrato un signor Papa (Cf. lettera n.13).
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Con cuore integro e fedele LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA —————– Lettera n. 28 legge: Donato Mantoan |
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