Lettera al P. Giacomo Basso_3

Lettera n.17 – Al P. Giacomo Basso – 1824

17. Al P. Giacomo Basso, Procuratore per le Case di Calabria, Napoli[1].
Continua il tema e la problematica della lettera precedente[2].

Tropea 23 agosto 1824
Viva Jesus, Maria, Joseph e ‘l B. Alfonso

Carissimo mio Padre e Protettore degnissimo

Sono rimasto sorpreso con tuttala Comunitàcome le cose di questa Casa vanno al rovescio. Benedetto Iddio, ela Madonna SS.
Il Padre Mennone ora Monsignore, ecco come mi scrive in data della prima novembre 1822[3]: «Carissimo Padre Rettore non vi ho scritto sin’ora, perché voleva farlo a causa finita, siccome fò ora. Per grazia di Dio il nostro Rè, Deo Gratias, per mezzo della Segreteria delle Finanze nel Consiglio de 16 ottobre[4] decise, e con dispaccio. Ma per meglio accertarvi ve l’accludo, e vi prego occorrendo potete scrivere all’istesso, per avere più schiarimento. Padre mio, bisogna ricorre, e non cessare di chiedere, finché si renda possibile l’accesso, o in coscienza si deve cedere.»

Li fondi aborriti saranno sempre tali, se non altrimenti giudica il P. Rettore Maggiore, e noi saremo piuttosto contenti esigere dalla Cassa d’Ammortizzazione che andare a combattere con briganti del Paese di Serrastretta. Ma con i Superiori bisogna raccogliere le vele.

Intanto non ci perdiamo d’animo sela Providenzaè in Dio, e con noi particolarmente. Quello però, che vi prego, maneggiarvi coll’Avvocato, promettere al Direttore quello altra volta vi dissi, e così possiamo ottenere il cambio dei Capitali; particolarmente vicino a noi esiste il fondo detto Palumbo che si affitta circa 40 Ducati, e sarebbe proprio per noi. Ma se Dio distrugge i miei disegni, lo ringrazio, e l’adoro.

Se il dispaccio ottenuto sin dai 19 ottobre 1822 è come dice il P. Mennone, non avete a far altro che averne copia leale per distruggere le opposizioni del Consiglio. Ma la vostra sapienza chiederà con umiltà, per cui si vince tutto.

Dopo sbrigati gli affari soddisfarete all’Avvocato, giacché come mi dice il P. Malta[5] non è interessato, ed all’ultimo bisogna regalarlo, come giudicate meglio.

Mi credea che avessivo preso possesso dell’assegnato, nella partita nel distretto di Monteleone di 72 Ducati, e vi prego dubito subito mandarci il verbale, e secondo spero che ricorrendosi per gli attrassi, possiamo avere l’esazione del corrente ancora, e non come si dice dal giorno del possesso.

Vi ho seccato abbastanza, ma la vostra carità mi assicura che quanto di domanda da Vostra Riverenza tutto si ottiene, per cui mi azzardai scrivervene tante incombenze.

Mi raccomando alle vostre orazioni, mentre da indegno non lascio pregare per voi, come fa anche questa piccola Comunità, che vi supplica ancora quanto vi ho detto, e baciandovi con gli stessi le Sante Mani, passo a dirmi

Vostro
Umilissimo Servo e Fratello in Gesù Cristo
Vito Michele Di Netta
del SS. Redentore


[1] Lettera autografa fotocopia che si trova nell’archivio di Tropea; la trascrizione è del P. Alfonso Gravagnuolo (anno 1967).

[2] Per i riferimenti di luoghi e nomi che ricorrono in questa lettera, confronta quelli delle due lettere precedenti.

[3] Formato originale della data: p.a 9bre 1822:

[4] Formato originale della data: 16 8bre.

[5] Era confratello di Comunità; per il resto vedi nota della lettera n. 15.

 

________________

          Con cuore integro e fedele
      LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA
——————
Lettera n. 17
legge: Donato Mantoan
[audio:/LettereMp3/017.mp3]

________________

Una diapositiva al giorno sulla vita del Venerabile
P. Vito Michele Di Netta