Lettera a Platone Di Netta_2 Vallata

Lettera n.6 – A suo padre Platone Di Netta, Vallata 1811

6. A suo padre, Platone Di Netta, Vallata[1].
Gli annunzia di essere stato ordinato sacerdote. Rivela la sua  gratitudine verso la famiglia e ne incoraggia l’educazione dei piccoli. Riservatezza circa la sua visita in famiglia.

Iliceto 4 Aprile 1811

Caro Padre,

Già, come sapete, Sabbato passato[2], per grazia di Dio e per intercessione della Beata Vergine, mi ordinai Sacerdote[3].
Il Padre Ministro Superiore[4], per sua bontà, Domenica la mattina fece fare una ricreazione coll’invito di alcuni forastieri; oltre di avermi fatto celebrare solennemente, fece rappresentare da un mio compagno, Padre anch’esso, il panegirico contro ogni mio merito[5].
Finalmente le prime tre messe le ha concedute a me, delle quali la prima che fu cantata, l’applicai per voi e per mia madre; la seconda per i defonti, specialmente parenti, anche per soddisfare al desiderio di mia madre; e finalmente la terza l’applicai per me, e per i miei fratelli e sorella, e per i benefattori.

Tutto è andato bene, e ciò lo credo, per le orazioni e penitenze, che voi e la famiglia avete fatto per me, e spero che non cesserete di fare in appresso, come fo io, sì per soddisfare all’obbligo di natura, che agli obblighi naturali, che io in preferenza degli altri ho contratti con voi.

La Beata Vergine nostra Madre, a cui avete fatto il dono di tutta la spesa[6] che è andata per me, proteggerà voi e la vostra famiglia, e perciò non cessate d’infondere nei vostri figliuoli una tenera divozione verso la stessa, e verso il Cuore di Gesù, che per intercessione di sua Madre concede a voi ed alla vostra famiglia le sue grazie.

Intesi da Pietro[7] l’impegno che portate di far prendere ai miei fratelli il Sacramento della Confermazione[8].
Lodo la vostra fede, ma senza che vi incomodate di portarli in Lacedonia, potete farli cresimare in Bisaccia quando verrà per la visita, che sarà dopo Pasqua, come intesi: se mai ciò non sarà vero, procuratevi la licenza del Vicario di Bisaccia, e portateli quanto prima.
Pietro mi disse parimenti che zio Felice[9] si vuole impegnare per farmi venire quattro giorni dopo Pasqua; questo nol voglio, e perciò vi proibisco di mandarmi alcuna cavalcatura, attesoché i nuovi ordini che ha lasciato il Visitatore[10] impediscono i soggetti di andare nelle proprie case, eccettoché in casi gravi, o colla licenza del Rettore Maggiore, standoci qualche causa ragionevole e non altro[11].

Ossequio tutti i nostri parenti ed amici, specialmente quelli della casa Di Netta: fatemi sapere dove si rattrova Don Giovanni[12] per potergli scrivere.

Abbraccio i miei fratelli, e saluto Gaetana[13], e resto, chiedendo a voi ed a mia madre la santa benedizione, dopo di avervi colla stessa baciato le mani.

Obb.mo Vostro Figlio
VITO MICHELE
del SS.mo Redentore

Indirizzo:
Per le stimatissime mani
del Signor Platone Di Netta
Vallata


[1] Lettera pubblicata nella Positio super Introductione Causae del 1910, documento 8, n.5, pag. 254, e nel Summarium super dubio del 1927, documento n. 8, n.5, pag.398.

[2] Era il 30 marzo 1811, sabato prima della domenica di Passione. La Pasqua cadde il 14 aprile.

[3] A Lacedonia, dal vescovo Francesco Ubaldo Romanzi già citato, con dimissoria del Rettore Maggiore P. Blasucci.

[4] Non siamo riusciti a individuare chi fosse.

[5] Era usanza (lo è ancora) tenere un discorso per l’occasione, ma non conosciamo il nome del confratello cui fa riferimento P. Vito Michele.

[6] Come già riferito nel commento alla lettera n. 3, la famiglia di Vito Michele pagò 30 ducati annui dalla sua accoglienza in Iliceto fino alla sua ordinazione.

[7] È il fratello Pietro Pasquale, nato e battezzato il 5/3/1791.

[8] Il sacramento della Confermazione o Cresima si usava conferirlo in età ancora tenera. Lo stesso Vito Michele ricevette questo sacramento all’età di 5 anni nell’occasione in cui il Vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi (Mons. Carlo Nicodemo, da poco traslato dalla sede di Marsico Nuovo) si recò in Vallata per la S. Visita.

[9] È lo zio sacerdote che dall’inizio del 1811 è diventato Arciprete di Vallata.

[10] Il Visitatore redentorista è P. Francesco Amato (cf. il commento alla lettera n. 4).

[11] In effetti, come dice il P. Di Coste nella biografia, P. Vito Michele, dopo l’ordinazione al Sacerdozio, si recò a Vallata per due giorni soltanto. Questa, secondo quanto raccolto dal Di Coste fu l’unica venuta a Vallata di Vito Michele (nota 6 del capitolo II). Invece, dal testimone ai Processi Ordinari (fol. 10) Eliodoro Villani, sappiamo che si recherà un’altra volta e farà una profezia sui nipotini.

[12] L’identità di costui rimane, attualmente, ancora sconosciuta.

[13] È opportuno notare come ai fratelli andavano gli abbracci e all’unica sorella, Gaetana, solo i saluti: una visione ascetica fin troppo rigida e sospettosa “teneva a bada” anche i rapporti familiari.

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       Con cuore integro e fedele
    LETTERE DEL Ven. P. DI NETTA
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Lettera n. 6
legge: Donato Mantoan
[audio:/LettereMp3/006.mp3]

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P. Vito Michele Di Netta