In paradiso per la gioia eterna

37. In paradiso per la gioia eterna
Prendi parte alla gioia del tuo Signore (Mt 24,21)

Cerchiamo di sopportare con pazienza le afflizioni di questa vita, offrendole a Dio in unione ai dolori sofferti da Gesù per amor nostro, e facciamo­ci coraggio con la speranza del paradiso.
Tutte le angustie, i dolori, le persecuzioni, i timori, un giorno finiranno e, nel regno dei beati, diventeranno per noi motivo di gioia e di contentezza. Così ci fa coraggio il Signore: La vostra afflizione si cambierà in gioia (Gv 16,20)

Oggi dunque consideriamo qual­che aspetto del paradiso. Ma che diremo, riguardo ad esso, se neppure i santi più illuminati hanno saputo spiegarci le delizie che Dio riserva ai suoi servi fedeli? Del paradiso Davide seppe dire soltanto che è un bene troppo desiderabile: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! (Sal 83,2)

Ma almeno tu, san Paolo caro, tu che hai avuto la fortuna di essere rapito a vedere il cielo, raccontaci qualcosa di ciò che hai visto. No, risponde l’Apostolo, non è possibile spiegare ciò che ho vedu­to. Le delizie del paradiso sono parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare (2Cor 12,4). Sono così grandi che non si possono capire, se non si godono. Non posso dirvi altro, afferma l’Apostolo, se non che quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano (1Cor 2,9). Nessun uo­mo al mondo ha mai visto, né udito, né capito le bellezze, le armonie e le gioie che Dio ha preparato per coloro che lo amano.

Noi non siamo in grado di comprendere i beni del paradiso, perché abbiamo idea soltanto dei beni di questa terra. Se mai un cavallo avesse la ragione e venisse a sapere che il suo padrone, per il suo matrimonio, ha preparato un magnifico banchetto, come pranzo si aspetterebbe del fieno, una buona avena e orzo, perché i cavalli non hanno idea di altri cibi, all’infuori di questi. Così noi pen­siamo a riguardo ai beni del paradiso.
Nelle notti d’estate, è bello vedere il cielo stellato; oppure, in primavera, trovarsi su un litorale, quando il mare è placido e nell’acqua lim­pida si vedono scogli ricoperti di verde e pesci che guizzano. E’ molto piacevole stare in un giardino pieno di frutti e di fiori, in mezzo a fontane di forme di­verse, mentre d’intorno gli uccelli vo­lano e cantano. Allora esclamiamo: “Oh, che paradiso!” Macché paradiso! I beni del paradiso sono ben altra cosa. Per avere appena un’idea del paradiso, pensiamo che lassù c’è un Dio onnipotente, che colma di deli­zie le anime che ama.

Dice san Bernardo: vuoi sapere che cosa c’è in paradiso? “Non c’è nulla di ciò che non vuoi e c’è tutto ciò che desideri”. Sì, in paradiso c’è tutto quello che piace e nulla di ciò che dispiace.
Che cosa mai dirà un’anima, entrando in quel regno beato? […]  Che cosa dirà nel mettere piede per la prima volta in quella patria beata e nel gettare un primo sguardo a quella città di delizie? Gli angeli e i santi le verranno incontro e con grande giubilo le daranno il benvenuto. Avrà la gioia di incontrarsi con i parenti e gli amici, entrati in paradiso prima di lei, e con i suoi santi protettori. Allora l’anima vorrà inginocchiarsi davanti a loro per venerarli, ma i santi le diranno: Guàrdati dal farlo! io sono servo (di Dio) come te (Ap 22,9).

Poi sarà accompagnata a baciare i piedi di Maria Santissima, che è la Regina del paradiso. Quale tenerez­za sentirà l’anima, nel vedere per la prima volta e nel conoscere di persona la divina Madre, che tanto l’ha aiutata a salvarsi! Essa, infatti, vedrà allora tutte le grazie ottenute da Ma­ria, che l’abbraccerà con amore.

Quindi, lei stessa, la Regina dei santi, condurrà l’anima da Gesù, il quale la accoglierà come sua sposa e le dirà: Vieni dal Libano, o mia sposa, vieni: sarai incoronata (Ct 4,8): Sposa mia, rallegrati. Sono finite le lacri­me, le sofferenze, le paure: ricevi la corona eterna, che io ho acquistato per te con il mio Sangue.
Gesù stesso poi la porterà a ricevere la benedizio­ne di Dio Padre, che l’abbraccerà e la benedirà dicendole: Prendi parte alla gioia del tuo Signore (Mt 25,21). Ed essa sarà beata della stessa beati­tudine di Dio.

Preghiera

Mio Dio, ecco ai tuoi piedi un ingrato, che tu hai creato per il paradiso, ma che tante volte lo ha ri­fiutato apertamente, preferendo essere condannato all’inferno. Ma spero che tu mi abbia già perdonato le ingiurie che ti ho fatto, delle quali mi pento sempre di nuovo: voglio pentirmene sino alla morte e voglio che tu ritorni a perdonarmele sempre di nuovo.
Anche se mi hai già perdonato, tutta­via rimane il fatto che io ho avuto il coraggio di amareggiare te, mio Redentore, che hai dato la vita per condurmi al tuo regno. Sia sempre lodata e benedetta la tua misericordia, perché mi hai sopportato con tanta pazienza e, in luogo dei castighi, hai aumentato le grazie, i lumi e le chiamate nei miei confronti.
Mio Salvatore, tu mi vuoi sal­vo ad ogni costo, mi vuoi nella tua patria ad amarti eternamen­te; ma vuoi che io prima ti ami su questa terra. Sì, io voglio amarti. Anche se non esistesse il paradiso, io voglio amarti con tutta l’anima e con tutte le forze, per tutta la vita. Mi basta sapere che tu desideri essere amato da me. Gesù mio, assistimi con la tua grazia, non abbandonarmi. […]

O Maria, confido nella tua intercessione. Tu mi hai liberato dall’inferno, quando vivevo in peccato. Ora che voglio amare Dio, salvami e fammi santo.
(da Apparecchio alla Morte, XXIX, I)