Preghiere 112

21 aprile –L’intimità con Gesù
O Signore, non ci hai chiamato servi, ma amici (Gv 15, 15)

• Signore Gesù, eccomi con le mie pusillanimità e i miei folli desideri: concedimi la tua benevolenza e il tuo aiuto; ho bisogno della. tua infinita bontà: dimentica che sono stato un cattivo amico; vorrei incominciare con te un’amicizia nuova in cui tutto è in comune, un’amicizia per la vita e per la morte.
Dammi un cuore nuovo, un cuore fedele, umile come quello della Madre tua, ardente e indomabile come quello di Paolo.
Madre carissima, ottienimi da Gesù di essere riabilitato…, ma che egli non mi lasci mancare la sua grazia, la sua forza. Madre, fa’ che sia generoso: mentre accetti la mia offerta, cambia anche il mio cuore…
Gesù, fa’ che sia pronto a tutto quanto la tua amicizia vorrà da me.
Sacrificare tutto per la mia amicizia con te, Gesù. Io e Gesù. Tutto il resto è vanità. Ho rinunciato a tutto. Non si tratta di una formula.
P. Lyonnet, Scritti spirituali p 69

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• Dio mio, tu ci dici che per pregare non dobbiamo ritenerci obbligati a recitare preghiere vocali, ma basta parlarti interiormente nell’orazione mentale; non è nemmeno necessario dirti interiormente parole in questa orazione, ma basta stare amorosamente ai tuoi piedi contemplandoti, avendo, inginocchiati dinanzi a te,… sentimenti di ammirazione, di compassione, di dedizione, di desiderio della tua gloria…; sentimenti di carità, tutto il desiderio di vederti, infine tutti i sentimenti che ispira l’amore.
Questa preghiera, così ardente, anche se muta, è eccellente… La preghiera consiste, come dice S. Teresa, non nel parlare molto, ma nell’amare molto; ed è quello che risulta anche dalle tue parole…
O Gesù, che io sappia amare e praticare ogni giorno questa preghiera solitaria e segreta, questa preghiera nella quale nessuno ci vede se non il Padre nostro celeste, nella quale siamo assolutamente soli con lui… colloquio segreto e delizioso in cui effondiamo il nostro cuore in libertà, lontano dagli occhi di tutti.
(C. De Foucauld, Meditazioni sul Vangelo, Op. sp. p 164. 168)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Povero mio Signore, permettimi di chiamarti così, tu sei così amabile, hai fatto e patito tanto per essere amato dagli uomini, ma quanti sono poi quelli che ti amano? Io ti stimo più di ogni bene e voglio amare solo te (S. Alfonso).