Dio ci ha benedetti in Cristo

11. Dio ci ha benedetti in Cristo
Ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo (Ef 1,3).

Chi mai, se non un Dio d’infinito amore, poteva amarci fino a questo punto? Scrive san Paolo: Dio, ricco di misericordia, per il troppo amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo (Ef 2,4-5 Vg).
L’Apostolo chiama “troppo” l’amore che Dio ci mostrò nel donare agli uomini, per mezzo della morte del Figlio, la vita della grazia da essi perduta per i loro peccati. Ma questo amore di Dio non fu troppo, perché egli è l’amore in persona: Dio è amore (1Gv 4,16). Dio volle mostrarci fin dove poteva giungere l’immenso amore di Dio mandando il suo Figlio nel mondo per ottenerci con la sua morte il perdono e la vita eterna: In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui (1Gv 4,9).

Per la colpa noi eravamo morti alla vita della grazia e Gesù, con la sua morte, ci ha riportati alla vita. Noi eravamo miserabili, brutti e abominevoli; ma Dio per mezzo di Gesù Cristo ci ha resi graziosi e cari ai suoi occhi divini: Ci ha gratificati nel Figlio suo diletto (Ef 1,6 Vg), scrive l’Apostolo. “Ci ha gratificati”, cioè “ci ha resi graziosi”, come dice il testo greco. San Giovanni Crisostomo scrive che, se ci fosse un povero lebbroso tutto lacero e sfigurato e qualcuno, non solo lo guarisse, ma lo rendesse anche bello e ricco, quale obbligazione non conserverebbe egli verso il suo benefattore? Quanto più siamo obbligati verso Dio noi, che avevamo l’anima brutta e odiosa per le colpe commesse ed egli, per mezzo di Gesù Cristo, non solo l’ha liberata dai peccati, ma l’ha anche resa bella e amabile!

Ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo (Ef 1,3). Cornelio a Lapide (1)  commenta: “Ci ha beneficati con ogni sorta di doni spirituali”. Il benedire di Dio è beneficare. L’eterno Padre, donandoci Gesù Cristo, ci ha colmati di tutti i doni, non terreni nel corpo, ma spirituali nell’anima. “Nei cieli”, donandoci, con il Figlio, una vita celeste in questo mondo e una gloria celeste nell’altro.

O Dio amatissimo, ti prego di benedirmi e di beneficarmi, e il beneficio sia quello di attirarmi totalmente al tuo amore: Io lo traevo a me con legami di bontà, con vincoli d’amore (Os 11,4): fa’ che l’amore che mi hai portato mi innamori della tua bontà. Tu meriti un amore infinito; io ti amo quanto posso, ti amo sopra ogni cosa, ti amo più di me stesso. Ti dono la mia volontà e ti chiedo questa grazia: d’ora in poi fammi vivere e operare sempre secondo la tua volontà divina, con la quale tu vuoi solo il mio bene e la mia eterna salvezza. (AA XV, 3)



[1] Cornelio a Lapide (1567-1637), gesuita belga. Fu professore di sacra Scrittura a Lovanio, e dal 1616 in poi al Collegio Romano di Roma. Commentò tutta la sacra Scrittura, eccetto i libri di Giobbe e dei Salmi. Le sue opere di esegeta hanno sempre goduto di grande autorità.