17 aprile – Tempo di Pasqua 10 – Padre nostro
O Signore, ti giungano gradite le parole della mia bocca, così pure il gemito del mio cuore (Salmo 19, 15).
• Mio Dio, quanto sei buono, tu che ci permetti di chiamarti « Padre nostro » ! Chi sono io, perché il mio Creatore, il mio Re, il mio Padrone supremo mi permetta di chiamarlo « Padre mio »? E non soltanto me lo permetta, ma me lo comandi?
Mio Dio, quanto sei buono! Come devo ricordarmi, in tutti i momenti della mia vita, di questo comando così dolce! Quale riconoscenza, quale gioia, quale amore, ma soprattutto quale fiducia deve ispirarmi. Poiché tu sei mio Padre, o mio Dio, quanto devo sperare sempre in te!
E poiché tu sei così buono verso di me, quanto devo essere buono verso gli altri! Poiché vuoi essere Padre mio e di tutti gli uomini, come devo avere per ogni uomo, qualunque egli‑ sia, per quanto cattivo egli sia, i sentimenti di un tenero fratello!…
Padre nostro, Padre nostro, insegnami ad avere incessantemente questo nome sulle labbra insieme a Gesù, in lui e grazie a lui, poiché poterlo dire è la mia più grande felicità. Padre nostro, Padre nostro, possa io vivere e morire dicendo: « Padre nostro! », e, con la mia riconoscenza, il mio amore, la mia obbedienza, essere davvero il tuo figlio fedele, un figlio che piaccia al tuo cuore.
(C. De Foucauld, Meditazioni sul Pater, Op. sp. p 585‑6).
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• Perché, o mio Dio, permetti che parlando con te si tenga per sufficiente farlo solo con le labbra?… Non perché tu sei tanto buono, dobbiamo noi mostrarci irriverenti. È bene invece che cerchiamo di conoscere la tua purezza e maestà anche solo per esserti riconoscenti della bontà che ci usi nel sopportare alla tua presenza un essere tanto ripugnante come me.
O sovrano mio Dio, potenza infinita, bontà suprema, sapienza eterna, senza principio e senza fine! Tu le cui opere non hanno limite, le cui perfezioni sono incomprensibili ed infinite, oceano senza fondo di meraviglie, bellezza che in sé comprende qualunque altra bellezza, tu che sei la forza medesima, oh! se in questo momento, gran Dio, potessi avere tutta la sapienza e l’eloquenza degli uomini!
Come potrei far meglio comprendere, per quano è a noi concesso,… qualcuna di quelle tue molte perfezioni che meno imperfettamente fan conoscere chi sei tu, nostro Signore e nostro Bene!
(S. Teresa di Gesù, Cammino 22, 1 . 4 . 6).
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da “Intimità divina”
Roma 1992