Il cammino del vescovo Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
15. Salvataggio di un sindaco.
Salvataggio di un sindaco.
A causa della durezza della carestia, il 20 febbraio 1764 divampò in S. Agata dei Goti una sommossa. La plebe che non ammette ragioni si scagliò contro il sindaco Domenico Cervo, che non sembrava all’altezza della difficile situazione. Pretendeva di linciarlo, e già a colpi di scure assaliva il portone del palazzo. Il poveretto, come il Vicario di provvisione del Manzoni, scappò per un usciolo segreto verso l’episcopio. Il popolo appuratolo vi si diresse e richiese il rifugiato per farlo a pezzi.
Il momento era critico: come smorzare quell’incendio di furore?
S. Alfonso, che era il vescovo, con estrema energia affrontò là massa tumultuante, offrendosi vittima. La sua ineffabile dolcezza smontò l’ira; anche i più esaltati si sentirono disarmati, specialmente quando il vescovo passò tra loro a distribuire tutto il pane che aveva nella dispensa.
L’autorità regia apparve col suo provvedimento indesiderato, inviando sul posto 60 soldati di cavalleria, che ai più sembrò un plotone di esecuzione. Ne furono aizzati gli animi dei rivoltosi. Monsignore non dormì più per evitare una sedizione sanguinosa. Accantonato ogni altro affare, parlamentava a tutte le ore con gli ufficiali, perché i subalterni non urtassero le suscettibilità cittadine. Si destreggiò con il Ministero della guerra, e grazie alle sue insistenze fu richiamata la guarnigione.
Si fecero indi vedere gli emissari del tribunale di Montefusco col fiscale Nicola Vuolo per indiziare i responsabili del tumulto. Vennero citati 30 capi di famiglia quali responsabili diretti.
I governanti di S. Agata ricorsero a sant’Alfonso per rimuovere quest’altra sciagura. Commosso da tanti bambini e donne piangenti s’indirizzò al Marchese di Monteverde capo del presidio e dopo reiterate proteste ottenne una totale assoluzione.
(Oreste Gregorio in Monsignore si diverte, pp. 62-63).
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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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